mercoledì 4 aprile 2007

La libertà è uno stato mentale, non un’automobile 


La libertà è uno stato mentale, è il messaggio scritto su un manifesto che pubblicizza una fuoristrada. Non ricordo di quale casa automobilistica.
Il messaggio nascosto è che se non possiedi quell’auto non puoi essere libero.
Da sempre mi creano irritazione gli slogan che ci presentano l’automobile, l’ultimo modello, di quella determinata marca, di quella certa casa, come la soluzione dei nostri problemi esistenziali. E’ logico (o perlomeno ci sembra normale pensare così) che la pubblicità le “spari grosse”. Tanto è vero che i consumatori sono abituati per così dire a fare la tara ai messaggi. Nel senso che nessuno si aspetta che la crema antirughe sia l’elisir dell’eterna giovinezza o che gli spaghetti con un certo sugo rendano allegro un ambiente familiare cupo. Ma le pubblicità delle automobili vanno sempre oltre, ci rimandano messaggi di una grandeur fuori del comune. Forse perché un’auto costa molto di più di una confezione di biscotti o di un detersivo e per farla comprare bisogna colpire il bersaglio – il target - con forza decuplicata. In modo che il messaggio arrivi fin nel profondo inconscio, alle radici dell’essere umano, dove si agitano i desideri più potenti e incontenibili. Come quello di essere liberi, dentro e fuori, ma prima ancora dentro, nella testa, nella mente, che fuori.
Certo l’automobile, nella società organizzata così com’è, è indispensabile per potersi spostare autonomamente. Con pochi mezzi pubblici, tra uno sciopero dei controllori di volo e uno dei piloti, per non parlare delle ferrovie, se non si ha un’automobile non ci si muove quasi più.
Ma la libertà mentale, suvvia ! La libertà mentale è ben altra cosa e la si può avere anche in assenza di qualsiasi oggetto: pensiamo a Diogene che viveva in una botte e che ad Alessandro Magno che era andato a visitarlo chiedendogli di che cosa avesse bisogno, aveva risposto “spostati perché mi togli il sole”.
Pensiamo al protagonista di L’étranger di Camus che, rinchiuso in carcere per omicidio, in attesa dell’esecuzione, quindi privato di ogni mobilità e libertà fisica, aveva trovato una propria dimensione interiore in cui si sentiva totalmente libero. Al punto di arrivare a pensare che si poteva vivere anche in quelle condizioni, che anche un uomo imprigionato nel tronco di un albero avrebbe potuto vivere se avesse raggiunto lo stato di libertà mentale che aveva raggiunto lui.
Altro che comprare una macchina.

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