mercoledì 18 febbraio 2009

Quali competenze per lavorare nella comunicazione: iscriversi o no a Scienze della Comunicazione  

Ogni tanto il dibattito riaffiora. Un post di Vittorio Zambardino di qualche anno fa (in cui esprimeva parere negativo su questo corso di laurea) aveva scatenato una marea di commenti. Poi Uniferpi ha ripreso il discorso e adesso registriamo l’uscita di Vespa.

In merito all’intervento di Vespa vorrei fare le seguenti considerazioni:

1)    Proporre a un ragazzo che sta per iscriversi a Scienze della Comunicazione di scegliere piuttosto ingegneria mi pare uno sciocco spreco di parole. Quali benefici possono venire da un ingegnere (sempre che riesca a diventarlo) che non ha nessuna attitudine per questo settore? Se l’Italia ha bisogno di ingegneri stia attenta a non far fuggire quelli che ci sono già.

2)    Scienze della comunicazione è diversa per ogni sede universitaria, mi par di capire, sia come contenuti e discipline sia come valore dell’insegnamento, e mi risulta anche che ci siano svariati indirizzi, quindi fare di ogni erba un fascio ha ben poco senso.

3)    Sarebbe invece più proficuo stabilire di quali competenze ha bisogno chi desidera lavorare nei vari ambiti della comunicazione, diversificando per ambito, dato che evidentemente occuparsi di relazioni con i sindacati in un’azienda non ha niente a che vedere con il fare l’account in agenzia, o il copywriter freelance.

Il secondo passo consiste nel capire quali di queste competenze si possono apprendere all’università e quali si devono sviluppare per conto proprio, con corsi di approfondimento o al limite sul campo con l’esperienza e l’ aggiornamento continuo.

Ricordandosi che si tratta di un settore, ma mi sembra più appropriato parlare di un insieme di settori, in continua evoluzione e che quindi non è realistico pensare che l’università, che ha dei programmi codificati, riesca a stare al passo con le continue novità (pensiamo solo al recentissimo boom dei social network come strumenti di comunicazione aziendale). Figuriamoci poi se ci riesce la pachidermica università italiana.

13 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Enrica, quando sposti l' attenzione sulla qualità dei corsi di laurea centri il punto secondo me fondamentale.
Io sono laureato (e ben contento di esserlo) in Scienze della Comunicazione ed ho trovato subito lavoro in un' importante azienda dove mi occupo di marketig a tutto tondo, con colleghi laureati in economia rispetto ai quali non ho riscontrato differenze, relativamente alla qualità della preparazione.
Durante gli anni universitari ad un certo punto ho cambiato sede univesitaria é quella é stata la svolta: sono passato da un corso approssimativo, superficiale e confuso a uno serio, ben strutturato e che mi ha fatto realmente comprendere il valore della comunicazione...probabilmente se fossi rimansto dove ero, oggi non sarei in grado di affrontare il mondo del lavoro.
Per questo, il mio consiglio per chi intende studiare comunicazione é quello di ponderare bene la scelta del corso puntando a quelli di comprovata credibilità (es. Siena, Milano, ecc.)
Un saluto

simone
ilcomunicatore

Anonimo ha detto...

ciao Simone, mi fa piacere apprendere che la tua esperienza universitaria sia stata positiva e ti abbia offerto uno sbocco lavorativo appagante. Per quanto riguarda Economia, certamente si tratta di una facoltà molto formativa, ma secondo me si esagera nel ritenere, come frequentemente accade, che sia l'unica veramente valida per lavorare in azienda. Il tuo caso lo dimostra. Un'altra cosa che mi colpisce in negativo, della situazione attuale, è come ai giovani che entrano nel mondo del lavoro vengano richieste sempre più qualifiche e titoli, a fronte di offerte di posizioni, inquadramenti e stipendi non brillanti, molto diversamente da quanto accadeva alle generazioni precedenti.

Anonimo ha detto...

Ciao Enrica,mi mancano 5 esami alla laurea in Sienze della Comunicazione (Comunicazione di massa e nuovi media) e sto vivendo una crisi fortissima: sono sempre più numerose le persone che definiscono questo corso inutile,ridicolo e soprattutto senza sbocchi lavorativi. Se è così perchè esiste?Ho buttato via tre anni?
Grazie
Un (demotivato) saluto

Enrica Orecchia ha detto...

Caro Anonimo, il tuo commento mi ha fatto tenerezza. Ci sono in giro tante persone superficiali e invidiose e ai loro giudizi va fatta tutta la tara possibile e immaginabile. Ci sono anche tanti, anche in ambienti aziendali, che sostengono che la laurea (di qualsiasi facoltà si tratti) non serve. A me è capitato anche di sentir definire i laureati (in generale) "degli sfigati che studiano tanto e poi non sanno fare niente". Ma guarda caso era una persona che non aveva la laurea, e il vecchio "nondum matura est" vale sempre. Per quanto riguarda l'eventuale inutilità di Scienze della Comunicazione (lasciamo perdere il ridicolo, studiare non lo è mai) la risposta migliore te la dà Simone con il suo commento qui sopra. Quando ti viene il magone per la scelta che hai fatto rileggitela e dai con tranquillità i cinque esami che ti mancano per finire. Lasciar perdere a un passo dalla laurea, questo sì sarebbe un errore.
Il futuro lavorativo dipende da tante cose, e a volte la scelta degli studi è solo uno dei tanti fattori, nemmeno il principale, a determinare il successo (che comunque è sempre un concetto personale).
Auguri per gli esami.
Enrica

Ps io ho laurea in lingue, e sapessi quante ne ho sentite dire su questa facoltà.

Anonimo ha detto...

ragazzi, ma vi rendete conto che ciò che diciamo amplifica quello che è solo in parte. Scienze della comunicazione è un corso fondamentale al pari di economia. Pensate allora a lettere, filosofia, sc. politiche! LA precarietà di tanti corsi in questo ramo è pari a quella di altri in settori diversi. Ma voi pensate che i mille corsi che ci sono ad economia siano tanto più utili. E allora il consigli per chi vuole fare sc.com. è quello di informarsi bene sugli atenei migliori che, per la mia esperienza, sono: Bologna, IULM di Milano, Palermo, Siena, Salerno, Roma (Luiss). Un'ultima cosa: bisogerebbe tagliare tutti i corsi inutili e riportare l'importanza di scienze della comunicazione a quella che aveva dieci anni fa.
Saaluti

ZenoCosini ha detto...

Quanto idealismo!
Vi prego criticatemi costruttivamente quanto sto per dire. Non ritornate in espressioni che lasciano il tempo che trovano come "la comunicazione è faondamentale, dipende dalla università (perchè come sapete per avere la lurea in scienze della comunicazione vi sono degli esami caratterizzanti per tutti gli atenei)
Giungo alla mia tesi da subito: ISCRIVERSI A SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E' UN ERRORE. E lo dico da laureato in scienze della comunicazione.
Ipotesi: Per poter affrontare il mondo del lavoro occorre essere dei professionisti, che sanno fare bene un qualcosa.
Simone secondo me involontariamente ha centrato il problema e gli pongo la domanda: Se devi svolgere mansioni che occupano l'ambito economico, tant'è che come hai detto hai colleghi laureati in economia, perchè mai allora non iscriversi a economia? Bhò, forse sei fortunato, o raccomandato, ma non è questo che voglio sapere.
Da persona obiettiva, dico solo che visto che devi fare marketing io avrei preferito, se fossi stato il dirigenti incaricato alle assunzioni, più una laurea in economia. E se dinuovo, hai studiato economia nella tua università, allora perchè non prendere economia dato che ti occupi di economia? Oppure, cosa puoi fare in più con la laurea in scienze della comunicazione? E di, converso, puoi fare qualcosa in meno? Ti prego, non rispondermi superficialmente dicendomi che tu faciliti la comunicazione... è un paradosso se ci pensi. L'uomo nasce e comunica. Parli e comunichi qualcosa. O meglio, quando parli lo fai per comunicare qualcosa. Quindi, se già si comunica fin dalla nascita.... mi sembra strano che due persone non sappiano comunicare un qualcosa. Non entro nel merito delle fattispecie, tipo la spiegazione, la travisazione e cose del genere che a mio parere sono questioni strettamente filosofiche..

ZenoCosini ha detto...

conitnuo....
Con scienze della comunicazione non sei nè carne e nè pesce. Non sei un professionista. Sei semplicemente una persona che ha dovuto sostenere tanti esami e che ha un riconosciemento.
Giornalista? Bhè, non bisogna avere una laurea, basta avere anche la terza media, pubblicare per due anni in un giornale PAGARE e fare l’iscrizione ad un albo.
Marketing? Sapete di cosa tratta l’analisi settoriale. Si tratta di stabilire l’equilibrio di mercato dato dalla funzione tra quantità domandata e quantità offerta, tenendo conto di tutto le variabili ECONOMICHE implicate. A mio parare, da persona obiettiva, direi che bisognerebbe di più un titolo in economia e commercio se vuoi trattare il marketing.
Copyright????? MI spiegate se non avete una minima conoscenza del diritto privato, del diritto costituzionale e amministrativo come poter trattare da PROFESSIONISTI il caso? Imagine aziendale, creazione e gestione di siti internet? Non sarebbe meglio un ingegnere informatico che ha fatto un corso di semiotica(e oltretutto, che nessuno ha ancora scoperto come plagiare le menti)
Scienze delle merendine? Bhè no. Forse meglio, scienze delle utopie. Riguardo l’esistenza di questo corso di laurea se qualcuno mi chiede la mia risposta è: Secondo me, dato che vi è un certo scetticismo a prendere le facoltà umanistiche, allora escogitiamo un modo per non perdere una parte di introito monetario= SdC. Una facoltà attraente, con un suo fascino, ma con poco (o meglio, nessun) riscontro pratico.
E visto che siamo in tema. Io sono iscritto a giurisprudenza ora. ADESSO SO COSA POSSO FARE e che quello che farò lo potrò affrrontare da professionista.
Per il resto, chiudete gli occhi. I professionisti sono tali in quanto hanno competenza affermata della materia. Qualcuni mi potrà dire che vale più l’inventiva che la teoria. Vero, verissimo anzi. Ma mi spiegate come sia possibile che che l’inventiva nasce sempree da una conoscenza della materia? Se volete affrontare il marketing, mi spiegate come potete affrontarlo nel modo migliore se non sapete che relazione esiste tra la funzione quantitiva della moneta il pil, l’inflazione. Un comunicatore dovrebbe sapere che l’ideazione di un prodotto dipende dall’esigenze del mercato, e che è inutile ideare un prodotto di 900 euro quando non vi è potere d’acquisto. In altre parole, un comunicatore dovrebbe essere un economista, un giurista. Dovrebbe saper affrontare i vari problemi pratici della vita, astraendo e ottimizzando le sue creazioni. Ma questo a me sembra che lo stanno facendo già di corsi di laurea in economia, giurisprudenza. Perchè diventare un comunicatore (figura astratta, vero?) se si deve essere prima un giurista o un economista? Nei vari corsi di laurea in ec. e giur. si stanno inserendo queste materie poco alla volta. E voi volete dirmi che “serve” di più un laureto in sdc, ma per favore. Lasciamo che i filosofi facciano filosofia, ma non pretendiamo con presunzione aurea che un comunicatore possa sostituire un economista o un giurista.
A volte serve di più un tecnico specializzato…. Mi spiegate come potete gestire una piattaforma web se non avete conoscenza di “c++, java, etc…?”Si, serve il comunicatore: ma un comunicatore che deve essere affiancato da un ingegnere inf. E se avete studiato economia sapete che per massimizzare il profitto un azienda tende ad assumere una figura di cui non può fare a meno: UN INGEGNERE CREATIVO. Dinuovo, il comunicatore è un accessorio non essenziale. Qualcuno potrebbe dirmi che non è così. Bene, rispondo: al posto di un azienda tu cosa faresti?
Risorse umane? E’ semplicemente una figura presente nelle grandi aziende che tendono a ricevere ed avere una necissità di assumere persone in grande numero. Mi spiegate se non avete nozioni di diritto come presentare un qualcosa. Ma dinuovo si tratta di studiare la comunicazione in vista di qualcos’altro.

ZenoCosini ha detto...

Detto meglio, non è professionalizzante.
A conclusione, sapete vero che il primo modello della comunicazione è stato ideato da due ingegneri: shannon e weaver? Chissà perchè. Se avete studiato comunicazione sapete anche che la creatività (mi riferisco a Chomsky) è dato da uso infiniti di mezzi finiti. Ma se abbiamo fatto solo astrazione nello studio dei mezzi, in che modo sapere come applicare i mezzi? In ambito specifico, solitamente si devono conoscere i mezzi. Così come un avvocato conosce il diritto per poterne fare uso infinito.
Beata l’autrice dell’articolo che è felice della sua scelta. E spero anche che altri laureati in SdC ora siano delle figure professionali forti (di cui non si possa fare a meno). L’utilità è misurata anche da questo.

ZenoCosini ha detto...

NB: Ho postato questo commento dal sito http://uniferpi.wordpress.com/2009/02/18/lerrore-di-iscriversi-in-scienze-della-comunicazione/. Questo perchè, sono in cerca di un confronto serio. Vi sono altri post. quindi a scanso di ripetizioni vi prego leggete se avete ciò che è stato scritto e fate argomentazioni strutturate da buoni motivi.

Enrica Orecchia ha detto...

@ ZenoCosini:
poche cose perché ho già espresso il mio pensiero nel post.

1) Su Economia e Commercio per lavorare in azienda: sicuramente si tratta di una facoltà che apre tante strade e in cima alle preferenze dei selezionatori. Non per questo va bene per chiunque. Ha una forte base di matematica e se uno non si sente portato verso questa materia forse preferirà scegliere studi umanistici, anche se sembra che gli diano meno possibilità, piuttosto che penare anni per passare gli esami e laurearsi con un voto basso. Meglio un buon laureato in Scienze della Comunicazione (o in Lingue, Lettere, Filosofia, Pedagogia, ecc) che uno scadente in Economia. E comunque Ciampi ha fatto il governatore della Banca d'Italia con la laurea in Lettere.
2) Giurisprudenza, che tu hai scelto, mi sembra che più che alla carriera in azienda, predisponga alla carriera di avvocato o magistrato, o impiegato statale (a vari livelli), anche se non ci sono strade pretracciate (vedi Ciampi).
3) Sul fatto che l’uomo nasce e comunica, se sei laureato in Scienze della Comunicazione saprai ben che ci sono molti modi per farlo e non tutti innati. Alcuni richiedono anni di studio.
4) Nessuno diventa professionista solo con la laurea. Sono richiesti anni di esperienza e aggiornamento continuo. Questo vale per qualsiasi laurea. Essere laureato in Economia non vuol dire avere la bacchetta magica o la chiave che apre tutte le porte.
5) Concludo dicendo che mi dispiace che tu sia rimasto deluso dal corso di studi che avevi scelto e ti faccio i miei migliori auguri per la tua seconda laurea.

ZenoCosini ha detto...

Io non so.
I vostri commenti si basano tutti su delle presupposizioni.
Non confondere i due campi. L'esperienza è fondamentale. Nel senso che ci sono non avvocati che sono meglio degli avvocati abilitati perchè per tanti anni hanno fatto giurisprudenza sul campo.
Io non sto mettendo in dubbio ciò.
Quello che sto cercando di capire è la base che ti offre una laurea.
A mio parere meglio una laurea in filosofia che una in sdc.
Sto dicendo semplicemente che tutti si nascondono dietro l'etichetta del marketing e della pubblicità. Bene, dico io, ma nello specifico di cosa ti sai occupare? O meglio, domanda pregiudiziosa, suppongo che se hai coscienza nel fare marketing conosci le varie variabili economiche.
Poi, mi dici che giurisprudenza è solo avvocato, magistrato...? Non voglio osannare questa laurea, ma credo che nella vita lavorativa come ti muovi , muovi hai a che fare con giurisprudenza. L'aspetto pratico, quello che serve per far passare bandi e via dicendo.

Poi, conosci Chomsky? Preciso.
In primo luogo, non si tratta di comunicazione, ma si tratta dello del linguaggio. Se mi dici che ci vogliono anni per studiare la comunicazione, secondo me ti stai confondendo con lo studio della filosofia del linguaggio (vd. Wittegenstein, Saussure, Hjelmslev e via dicendo). Forse volevi dire lo studio dell'antropologia culturale? Ti rimando a Goffman.
Sono concorde nel dire che lo studio dei comportamenti è una disciplina a se stante, che merita il suo posto. Ma ti sei chiesta il perchè si studiano i comportamenti umani? Ossia, qual'è la domanda di fondo?
Io sto dicendo, che nel lavoro (e questo l'avevo scritto nell'altro forum, non a caso ho fatto il riferimento) conta l'esperienza e la base che hai.
Se vuoi buttare tutto sull'esperienza, ti chiedo perchè mai ti sei laureata anzicchè lavorare fin da subito?
Mi potresti rispondere dicendo che lavori, bene ti dico, ma allora cosa stai svolgendo con/grazie alla laurea in sdc?

Ti ringrazio per gli auguri.
E poi cara Elena, dire che ci sono molti modi per comunicare e ci vogliono molti anni di studio.....
E' un'espressione che ha lo stesso senso logico (vd. Frege) di iniziare con "c'era una volta...."
Quali sono questi modi che non rientrano nella filosofia del linguaggio o nell'antropologia culturale?
Mi sapresti illuminare. Perchè io dopo 5 anni di studio di filosofia del linguaggio e antropologia culturale, semiotica e via dicendo, non riesco sinceramente a capire a cosa ti riferisci.

Un ultima cosa. Io sto cercando confronto, ma argomentato e strutturato. Se dite una cosa non supponete che gli altri già sappiano. Io una risposta a punti tra loro non collegati non la capisco. O meglio, capirei se questi punti fossero spiegati nelle loro parti.
Poi mi porti dei casi isolati, tipo il governato della banca d'Italia.... oltretutto laureato in lettere. Come se volessi dare coraggio a chi legge, dicendo: Guardate, uno ce l'ha fatta!
Scusa, ma c'è bisogno che ti dico come è la politica?
Qui, io sto parlando di sdc, di quello che ho fatto e conosco..

Anonimo ha detto...

Da studente di Media e Giornalismo mi occupo si comunicazione, un campo troppo vasto (infinito?) per essere relegato entro schemi pratici o teorici.
Sono d'accordo sul fatto che il mestiere si impara lavorando, ma altrettanto d'accordo sul fatto che una buona base teorica possa aiutare notevolmente l'apprendimento sul campo.
Rovescindo il discorso: perchè non intraprendere un corso di laurea in comunicazione se le proprie ambizioni lavorative riguardano questo campo?

Lorenzo

Anonimo ha detto...

Mi inserisco in ritardo... sorry...
le verità sono 4:
1- la comunicazione è un ambito vastissimo e ci sarebbe posto per tutti... se ci fossero però tanti indirizzi di specializzazione, molto specialistici.... molto.....
2- in pochi sanno davvero come si faccia questo mestiere (vuoi il copy, l'art director...) e non lo vengono certo ad insegnare a noi.
3- in Italia servono i laureati in scienze della comunicazione, come il pane: metteteli negli uffici pubblici (se proprio sono in esubero come dite) così magari i sistemi di prenotazione, gli urp, i front/back office in genere funzioneranno meglio... ma stiamo scherzando?? I posti per impiegato nella pubblica amministrazione dovrebbero essere riservati (previo concorso) solo a loro in materia di amministrazione semplice, intendo d'ufficio, così come per i giornalisti (diplomati anche con licenza media inferiore...).
4- in Italia siamo arretratissimi sotto questo punto di vista.

Per carità... quanti luoghi comuni... nel mondo web mi dite che non servono? Non sapete di cosa parlate.