Avevo già scritto in un precedente post dell' insipienza di certi messaggi utilizzati dai pubblicitari per vendere le auto. Oggi ne ho ascoltato un altro alla radio. Pubblicizza un'auto (di cui volontariamente non cito marca e modello)facendola parlare in prima persona. Che cosa dice ? "sono cattiva !". La campagna, se non sbaglio, si chiama "cattivi dentro".
Ma che cosa significa che un'auto è cattiva ? O meglio come può essere interpretata questa frase dai tanti microcefali patentati che spadroneggiano sulle strade italiane ? Una macchina che si schianta contro un'altra, che investe sulle strisce un pedone ? Che falcia un ciclista o che taglia la strada a un motocisticlista? Mi auguro di no, ma se il risultato fosse questo, mi sembrerebbe il male minore che la vittima, piuttosto che qualcun altro, fosse il copywriter. Sono cattiva ?
3 commenti:
Sono perfettamente d'accordo: è insensata e fuori luogo.
Io parto dal presupposto che l'automobile è estensione di un'appendice che manca, sopperisce ad una falla del proprio ego (per i maschietti, più cinicamente, sopperisce a dimensioni inadeguate).
L'auto cattiva è l'auto che ti fa sentire il re della giungla d'asfalto, che ti permette di sgasare, di sfrecciare sulle strade urbane. E' l'auto aggressiva, sprintosa, leonina che calma il tuo ego bastonato quotidianamente quando sei in giro... ma con il volante tra le mani...
I pubblicitari lo sanno, i produttori di automobili anche e quindi fanno leva su questo. E hanno ragione a farlo, il loro scopo è vendere.
Tuttavia il prossimo passo è la creazione di un nuovo bisogno: la sicurezza. E i pubblicitari sono maghi in questo. A quando la macchina "sicura dentro e fuori?"
Per la cronaca: io ho scelto attentamente la mia auto: ha 4 ruote, un motore, non ci piove dentro, consuma poco e non corre troppo.
Poi ci lamentiamo che ci sono vittime sulle strade!
Pienamente d’accordo sul significato simbolico della macchina.
Il marketing del bisogno di sicurezza, già sfruttato molto bene dalla Volvo, ha però il limite di puntare a realizzare e vendere vetture che siano sicure per gli occupanti. E con questo siamo solo al 50 %. Il restante passo è garantire la sicurezza di chi si trova su un’altra auto, su una bicicletta, su una moto o a piedi. Certo non è compito dei pubblicitari farlo (a meno che non lavorino per PubblicitàProgresso), loro devono vendere, ma anche per loro valgono i limiti di una certa correttezza e del buon senso. Il movimento di opinione che si sta lentamente creando attorno alla questione delle vittime della strada coinvolge tanti potenziali acquirenti di auto e credo che prima o poi inciderà anche sulla scelta di comprare una marca piuttosto che un’altra. Di questo i pubblicitari, se sanno fare il loro mestiere, prima o poi dovranno tenere conto.
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