venerdì 15 dicembre 2006

Quando il gadget è una pistola 

L’idea di indurre il consumatore all’acquisto di un determinato prodotto offrendogli come valore aggiunto un gadget è tutt’altro che nuova. La applicano da tempo quotidiani e riviste, spesso venduti con oggetti disparati di maggiore o minore utilità. Raccolte a punti e cataloghi premi spopolano nei supermercati e nei grandi magazzini, mentre le aziende mettono in palio, per i venditori che raggiungono un determinato fatturato, viaggi all’estero e oggetti di lusso.
Ma all’agente immobiliare americana Julie Hupton, di Houston, nel Texas, la vacanza esotica o l’ultimo modello di cellulare sono sembrati banali. Lei ha voluto stupire. Offrendo, a tutti i clienti che avessero acquistato una casa del valore di almeno 150.000 dollari, una pistola. Per pubblicizzare l’iniziativa ha pubblicato un annuncio su una rivista di settore – quello delle armi, non quello immobiliare. Una precisa scelta di target. Un messaggio rivolto in primis non a chi cerca casa ma a chi ha familiarità con le armi. E anche un modo per dire: comprate una casa e potrete difenderla dai malintenzionati. Un richiamo esplicito alla possibilità di poter subire aggressioni nella propria abitazione, di doversi trovare nella necessità di sparare, di dover usare quell’”accessorio” che la lungimirante agente immobiliare ti ha regalato.
Con 250 milioni di armi in mano ai privati cittadini, gli Stati Uniti (300 milioni di abitanti) sono il paese con il più elevato tasso di armi pro capite, e con la più alta percentuale di morti violente all’anno.
E’ ancora viva l’eco dell’eccidio alla Columbine High School di Denver (del 1999), mentre si è consumata da poco un’altra strage in una scuola, nella Pennsylvania dei pacifici Amish.
Eppure sciagurate iniziative come questa non fanno che aumentare l’idea che avere un’arma sia un fatto normale, come possedere un’automobile o un cellulare, e sparare la logica conseguenza.
Ma in fondo è solo pubblicità, sembra rispondere Hupton a chi le contesta un incoraggiare, pur se indirettamente (?), l’uso delle armi, quando sostiene che “non è tanto importante che la gente ritiri la pistola, quanto che l’iniziativa abbia attirato l’attenzione e che se ne parli”.
Questo rozzo tentativo di risollevare affari magari non troppo brillanti, cercando di conquistarsi le prime pagine dei giornali con qualsiasi mezzo, potrebbe essere destinato a non avere successo. Forse non per motivi etici, ma per ragioni squisitamente legate al marketing e alla comunicazione.
E’ un brutto accostamento quello tra la casa e la pistola. Che anziché richiamare alla mente pensieri di famiglia, intimità, calore umano, spingendo il cliente a comprare una casa per farne un centro di affetti, induce piuttosto idee di violenza, aggressione, forse morte. Da cui tenersi lontani, magari rivolgendosi a un’altra agenzia immobiliare.

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