martedì 3 marzo 2009

Parlare di finanza fa paura ma si lo deve fare  


“Per un relatore pubblico, oggi parlare di finanza equivale a difendere la vivisezione o il passaggio di scorie nucleari attraverso un ameno villaggio: tu ritieni che il tuo caso abbia solide basi e sia difendibile, ma per quanto ti dai da fare, non c’è nessuno che ha voglia di starti a sentire”.

John Varley, Group Chief Executive della Barclays.

”La storia non è più raccontata dai giornalisti finanziari o perché i giornali non li hanno più in staff o perché è un argomento trattato in cronaca. Ed è ovvio che la maggior parte di questi giornalisti non comprende a fondo la vicenda: o mancano di esperienza o raccolgono le informazioni direttamente dalla Pubblica Amministrazione”.

Lesley McLeod, direttore della comunicazione BBA (Associazione Bancaria Inglese).

Rubo le citazioni da un articolo sul sito della Ferpi, sulla comunicazione finanziaria vista dall'ottica delle banche. Mi pare se ne possano trarre alcuni utili insegnamenti anche per le aziende.

Mentre Varley ha sicuramente ragione per quanto riguarda la comunicazione degli istituti bancari, la cui reputazione ultimamente è tutto fuorché immacolata, ritengo che fare comunicazione finanziaria per le imprese sia più che necessario, coi tempi che corrono.

Se gli accordi di Basilea 2 avevano instaurato un regime di maggior rigore nella concessione del credito alle imprese (soprattutto quelle di dimensioni ridotte), l’attuale crisi economica ha portato con sé un’ulteriore, molto più evidente, stretta. Le banche temono l’insolvibilità di aziende che potrebbero non sopravvivere alla crisi e chiudere da un momento all’altro.

Le organizzazioni che, al contrario, continuano a funzionare (la maggior parte) hanno un motivo in più per farlo sapere: il non sollevare sospetti ed essere inserite tra quelle che purtroppo incespicano.

Anche l’affermazione di McLeod nasconde un’opportunità per le aziende. I giornalisti, soprattutto quelli non specializzati ma che devono occuparsi di economia e finanza, non sono alla ricerca di informazioni solo ed esclusivamente tecniche. Non vogliono solo numeri.

Vogliono conoscere tutti quei dettagli che completano il profilo finanziario, le informazioni di tipo qualitativo e andamentale, che aiutino a capire la situazione aziendale attuale e futura. Desiderano sapere che cosa sta facendo una società per sopravvivere alla crisi, con quali armi combatte, quali sono i punti di forza che le permetteranno di restare a galla, quali sfide la attenderanno in un prossimo futuro.

Date loro tutto questo, servite le informazioni ben confezionate su un piatto d’argento e non andranno a frugare altrove per sapere quello che vi riguarda.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggo con piacere i tuoi articoli.

Complimenti
Ciao
Francesco