Capita che uno studente universitario, o di master, o di dottorato, decida di fare una tesina su una azienda - o gruppo di aziende affini per produzione - della propria provincia. Realtà di un certo peso – altrimenti perché sceglierle: deve raccogliere sufficiente materiale per il suo elaborato e, soprattutto, deve essere materiale di interesse.
Va da sé che cominci la ricerca da internet, visitando il sito dell’azienda. Ed ecco la prima sorpresa: il sito non c’è, o meglio c’è una mezza schermata nelle Pagine Utili o nelle Europages. Sono riportati il numero di telefono, il numero di fax, la mappa con le indicazioni di come arrivare, la foto aerea (!). Non compaiono né e-mail nè sito (si intuisce che il sito è già quello). Lo studente, che vive al computer, conosce le ultime applicazioni, i social media, tiene un blog, partecipa ai forum, eccetera eccetera, alza gli occhi al cielo. Ma non si arrende. Digita il nome dell’azienda su Google ed ecco che qualche cosa viene fuori. Alcuni portali di settore ne riportano il nome. Fiducioso clicca sul primo link e entra nella pagina: ragione sociale, telefono, fax. La fantomatica e-mail non compare ancora. Ok, vediamo gli altri link. Ecco un altro portale di settore: stessa storia. Ecco un pdf, magari contiene informazioni importanti, che so, il nome del direttore commerciale (proprio la persona a cui pensava di chiedere le informazioni), o una intervista all’amministratore delegato. Speranzoso apre il file e trova una comunicazione sullo smaltimento rifiuti che l’azienda ha inviato al Comune quattro anni fa.
Ormai alla frutta, lo studente pensa di correre in biblioteca, farsi consegnare tutti i quotidiani con la pagina locale dell’ultimo anno e spulciarli per trovare un mezzo articolo, qualche cosa almeno che gli dia le informazioni di base prima di telefonare e chiedere del direttore commerciale senza neanche conoscerne il nome. Poi lascia perdere perché ci vorrebbe troppo tempo, e non è neanche detto che trovi quello che cerca, a questo punto un minimo di dubbio è legittimo.
Preso dalla disperazione compone direttamente il numero di telefono che ha trovato sulle pagine utili. Rossi Polimeri (nome di fantasia) buongiorno ! Buongiorno sono il tale, studente del secondo anno del master in relazioni industriali e sto facendo una tesina sulla vostra azienda. Vorrei rivolgere alcune domande al vostro direttore commerciale – a proposito come si chiama. Il direttore è fuori sede (il nome non viene fornito). Mi può lasciare il suo indirizzo e-mail personale – dice allora lo studente – così posso provare a contattarlo quando rientra. Non ha un indirizzo personale, le dò la mail dell’azienda, tanto le vede lui: rossipolimeri@yahoo.it. Già che c'è osa: Avete anche un sito ? No, per ora abbiamo registrato solo il dominio. Ricevuto il colpo di grazia lo studente riattacca. Mentalmente ha già archiviato l’azienda e sta pensando alla prossima da contattare.
4 commenti:
Ho fatto una tesi sul comune di Palermo. E la differenza non è stata molto diversa da un'impresa del genere!
Immagino. E meno male che le leggi 241 e 142 del 1990 hanno introdotto il concetto di trasparenza delle amministrazioni pubbliche nei confronti dei cittadini, che la 150 del 2000 ha esplicitato parlando proprio di come comunicare con il pubblico. Se non altro le azienda private non ne sono vincolate, anche se avrebbero tutto l'interesse a esercitare una maggiore trasparenza e a comunicare meglio.
Ah perchè queste leggi esistono ancora?? O meglio, sono mai esistite???
Smile, you're in Italy!
Ovviamente le tue domande sono retoriche e tu conosci la risposta. Certo, non tutte le amministrazioni pubbliche sono uguali e ce ne sono anche di quelle dove la comunicazione bene o male funziona, e le leggi citate sono applicate. Di strada ne resta da fare, anche se in Italia c’è poco da essere ottimisti. Ma rassegnati, no, Fabio.
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