sabato 12 maggio 2007
Toni Muzi Falconi contro i Matusalemme delle RP
Largo ai giovani potrebbe essere lo slogan riassuntivo del commento di Toni Muzi Falconi pubblicato di recente sul sito della Ferpi.
Secondo lui il giovane laureato e masterizzato in comunicazione conosce molto meglio le dimensioni strategiche e istituzionali del mestiere. Mentre l’anziano invece ne ha una conoscenza artigianale, empirica, “situazionale”. L’unico punto a suo favore è che ha un vasto network di conoscenze (accumulato negli anni). E ha bisogno del supporto del suddetto giovane per trovare ancora uno spazio in azienda.
Non sono d’accordo.
A parte che non mi piace ragionare per categorie (i giovani, gli anziani, le donne, ecc), meno ancora condivido l'affermazione tout court che gli “anziani si devono mettere da parte e lasciare il posto ai giovani”. Ma perché ? (e poi chi gliela paga la pensione visto che non ci sono soldi ?)
Prima di tutto considero assurdo il voler porre dei limiti di età in un’epoca che sta spostando sempre più avanti (per fortuna !) i confini della vita media e anche della giovinezza. Con la conseguenza che gente con un’età alla quale una volta si aveva l’arteriosclerosi galoppante adesso ha ancora un cervello che funziona benissimo e, perché no, voglia di darsi da fare.
E magari li usa entrambi per aggiornarsi, e ha studiato la teoria e la strategia della comunicazione.
Scienze della Comunicazione è una facoltà relativamente nuova, e chi ha più di trenta-trentacinque anni se ha fatto l’università ha studiato altro. Per amore o per forza. Poi magari si è specializzato in seguito e non mancano neanche tanti che hanno appreso questo lavoro sul campo, rubando il mestiere a chi lo faceva già. E lavorano benissimo. E continuano ad aggiornarsi.
D’altra parte si tratta di un settore – sia la teoria che la pratica - in inarrestabile evoluzione, e l’aggiornamento continuo toccherà anche ai laureati e masterizzati in comunicazione, se non vorranno che il loro patrimonio di conoscenze sia considerato “datato” a pochi anni dalla laurea.
E allora lasciamo che vada avanti, e si faccia posto, chi è bravo, chi ha studiato, fatto esperienze, ha voglia di fare, e ha capito che nella vita non si finisce mai di imparare (e di studiare). Più o meno giovane che sia.
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