Si avvicina la fine dell’anno scolastico e, per tanti maturandi, è il momento di scelte definitive: è ora di formalizzare l’iscrizione alla facoltà universitaria che dal prossimo settembre si frequenterà.
In tanti si dirigeranno verso Ingegneria ed Economia, incoraggiati dalle statistiche che premiano i laureati in queste discipline con il maggior numero di posti di lavoro a un anno dal conseguimento del titolo di studio.
Altri sceglieranno Giurisprudenza o Medicina, motivati da un interesse verso questi specifici settori che pure sembra offrano ancora discrete prospettive.
I più in dubbio saranno coloro che sono attratti, per interesse e inclinazione, dalle facoltà umanistiche.
A questi ragazzi vorrei dire : non abbiate paura di scegliere Scienze della Comunicazione. O lettere, lingue, filosofia, storia, storia dell’arte, se è quello che volete studiare.
Non fatevi sviare dai sondaggi, dalle statistiche, dai commenti altrui. Primi fra tutti quelli dei politici o dei commentatori tv. I primi hanno da tempo perso il contatto con le problematiche di vita dei cittadini nel cui interesse dovrebbero governare (!), gli altri hanno bisogno di argomenti per fare audience. Non vanno presi sul serio.
Invece, esaminate attentamente la vostra motivazione: fino a che punto vi interessa questa disciplina, che significato volete dare a questo corso di studi, quanto volete diventare padroni degli argomenti che studierete.
Il problema del lavoro non lo si affronta costringendosi a studiare (?) qualche cosa che non piace e per cui non si è portati.
Lo si affronta diventando persone mature, consapevoli, colte, nel senso che le nozioni apprese sono state rivestite di significati,hanno permesso riflessioni in grado di renderci più profondi, sono diventate la base per costruire parametri di interpretazione della realtà, ci hanno insegnato a fare le giuste valutazioni, a cercare soluzioni innovative ai problemi, a usare il pensiero laterale, a non fermarsi alle risposte che ci danno gli altri ma a cercare ognuno le proprie.
Le facoltà umanistiche sono eccezionali in questo. Lo studio del pensiero,della società, della letteratura, degli eventi storici sviluppano, in chi ci si dedica, la capacità di usare il cervello e di imparare gli strumenti per creare qualcosa di unico e originale. Non solo in azienda, ma nella propria vita. Che è poi il criterio con cui bisognerà cercare lavoro.
Il mondo, non solo quello del lavoro, cambia ogni giorno sotto i nostri occhi, le vecchie coordinate funzionano sempre meno. Nei posti di lavoro c’è bisogno di persone che propongano nuove idee. Non solo, è la stessa ricerca del lavoro a imporre di uscire dai vecchi schemi e provare vie alternative.
A questo difficile compito non si arriva preparati per il fatto di aver conseguito un pezzo di carta che, forse, quando sarete laureati , sarà anche privo di valore legale. Si arriva preparati se si ha avuto la lungimiranza di passare gli anni dell’ università a dare il massimo nello studio (e lo sottolineo perché non si pensi che intendo dire che studiare sta diventando obsoleto), a confrontarsi, discutere, soprattutto riflettere, e uscire dalle aule per fare esperienze, di volontariato, di politica, di lavoro, anche all’estero possibilmente per imparare bene l’inglese. Non perché le aziende lo richiedono, ma per capire il mondo,che usa questa lingua.
Se vi sembra che io manchi di realismo, vi invito a leggervi questo bellissimo post di Andreas Voigt