L’archivio storico del Corriere della Sera contiene un articolo del 1993 su come la crisi economica dei primi anni Novanta stesse cambiando il settore delle relazioni pubbliche rispetto ai fasti del decennio precedente. A dispetto degli anni passati l’articolo risulta attuale e vale la pena di rileggerlo. Le problematiche di cui parla sono infatti ancora aperte.
Le “pierre” stile Milano da bere, legate a un’epoca spazzata via da Mani Pulite, con una patina di glamour a coprire la corruzione, esistono ancora. Hanno perso un po’di lustrini ma sotto sotto sono forse peggio. Altrimenti non sentiremmo parlare di pubbliche relazioni a proposito dell’attività di Lele Mora.
All’opposto, la parte sana del settore - rappresentata dalle due associazioni di categoria Ferpi e Assorel - già all’epoca non si stancava di prendere le distanze da quelle che definiva “pierre da discoteca”. Gli intervistati, tutt’ora volti noti delle relazioni pubbliche (la scomparsa di Mariangela Moneta è di solo due anni fa), sottolineavano il lato positivo della crisi, quello di scremare i professionisti seri e preparati, attrezzati per resistere in attesa della ripresa, dai millantatori, dei quali il crollo del mercato avrebbe fatto piazza pulita.
La crisi economica degli anni ’90 era, forse, non paragonabile a quella di adesso (anche se all’epoca i toni erano tutt’altro che ottimisti) però le relazioni pubbliche non solo sono sopravvissute ma hanno prosperato, come gli intervistati avevano previsto. La ricetta per farcela in questi tempi di crisi resta quella, molto semplice, di allora: serietà, professionalità, competenza e lavoro. Sperando che il lato buono della crisi sia nuovamente quello di sradicare un po’ di male erbe, nel frattempo ricresciute.
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