Leggo sul sito Ferpi l’articolo sulla campagna di advertising del PD a Roma, completamente basata sul cartellone teaser “Conosci Faruk”. Il commento dell’autore, che condivido, mi fa ulteriormente riflettere: non sulla campagna del PD, bensì sull’utilizzo del teaser in generale.
L’unico teaser che io ricordi risale ai tempi della mia adolescenza. Sono passati tanti anni e quindi potrei sbagliarmi, ma mi pare avesse uno sfondo verde chiaro chiaro. La frase che capeggiava la rammento invece bene. Era: “gli angeli dalla faccia pulita”. Per il resto, niente. Non una frase, non un marchio, non un indizio di nessun genere che facesse capire di che cosa si trattasse. Era l’epoca del telefilm Charlie’s Angels e la frase aveva un immediato richiamo a quella trasmissione.
Bene, quella frase, così senza niente intorno, non mi suscitava alcuna curiosità, solo un senso di noia, una specie di moderata irritazione. Un manifesto che non aveva contenuto non voleva, né poteva – ovviamente – comunicare niente. Che senso aveva ?
Una o due settimane dopo ecco che compaiono altri manifesti, sempre con lo stesso sfondo verdino chiaro, ma questa volta con la foto di un latte detergente per il viso. Non ricordo più la marca. Il logo però c’era.
A quel punto lì, non mi interessava più prendere in considerazione il prodotto. Non so se personalmente io possa essere un campione rappresentativo, ma considerato che facevo parte del target (allora il termine si usava) che l’azienda produttrice voleva raggiungere (sesso femminile, donne giovani e adolescenti) allora possiamo dire che la campagna pubblicitaria non era riuscita.
Come è ovvio. Anche se all’epoca non si parlava ancora di market relazionale, comunicazione simmetrica a due vie, conversazioni con il pubblico, la pubblicità perlomeno pubblicizzava qualche cosa. Se nel cartellone non c’era niente, nemmeno un prodotto, che cosa pubblicizzava ?
Oggi un teaser ha ancora meno senso. Oggi non si pubblicizza più, si comunica, si invia un contenuto, spesso ci si aspetta anche un feedback, e quando arriva lo si ascolta. Bombardati da centinaia di messaggi al giorno non abbiamo tempo da perdere. E’ come se dicessimo: sbrigati, fammi capire velocemente quello che vuoi dirmi e perché dovrebbe interessarmi. Solo così ho intenzione di ascoltarti, darti la mia attenzione, capire che significato il tuo messaggio può avere per me.
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