Fare relazioni pubbliche in azienda non porta solo i vantaggi che si attribuiscono di solito a questa disciplina, quali creare e mantenere una buona reputazione, far conoscere il brand, accattivarsi l’opinione pubblica, ecc. Un motivo altrettanto importante, anche se tende a passare sotto silenzio, è che aiuta imprenditori e manager a pensare strategicamente.
Facilmente chi lavora nella stessa azienda anno dopo anno tende a mettere il pilota automatico al proprio operare. Il prodotto funziona bene, si vende, gli ordini arrivano, i clienti sono fidelizzati, il fatturato è costante, tutti i meccanismi sono oliati e funzionano a dovere. Talvolta si aggiorna qualcosa ma la sostanza non cambia. Si instaura quasi una forma di pigrizia mentale.
Vivacchiare all’interno della propria zona comfort, però, è diventato piuttosto pericoloso. La crisi ha spazzato via molti punti fermi. Può darsi sia il fatturato a non essere più costante, o le vendite che sono calate, qualche cliente potrebbe aver deciso di comprare da fornitori cinesi. In un attimo la zona comfort si è ristretta. Le certezze venute meno costringono, se non si vuole prendere la strada del declino, a ripensare alcune cose.
Non è più indifferibile rinnovare i prodotti, riconsiderare i mercati, rivedere la propria posizione nei confronti dei concorrenti, storici o emergenti. Soprattutto non si può più evitare di fare precisi programmi per il futuro. A maggior ragione se fino a ora si è navigato a vista. Le prospettive di breve respiro devono essere sostituite da strategie a medio-lungo termine.
Strategia è la parola chiave. Ed è una parola familiare ai relatori pubblici di ultima generazione (e non lo intendo in senso anagrafico).
La strategia è – secondo la definizione di Wikipedia: “la descrizione di un piano d'azione di lungo termine usato per impostare e successivamente coordinare le azioni tese a raggiungere uno scopo predeterminato. La strategia si applica a tutti i campi in cui per raggiungere l'obiettivo sono necessarie una serie di operazioni separate, la cui scelta non è unica e/o il cui esito è incerto. La parola strategia deriva dal termine greco στρατηγός (strateghós), ossia "generale”.
Significa sostanzialmente chiedersi ragione del proprio operato quotidiano, senza darlo per scontato, verificare l’adeguatezza delle proprie scelte sulla base delle mutate condizioni e prendere in considerazione alternative.
I relatori pubblici, più di altre categorie aziendali, sono soliti pensare strategicamente. Li ha abituati lo sforzo prolungato del cercare di imporre la loro disciplina come attività di tipo strategico, prima che operativo (come è ancora largamente considerata). Sono consapevoli che le attività di comunicazione devono poter rispondere a domande quali perché lo facciamo, per quale obiettivo, quale pubblico vogliamo raggiungere, sempre lì sotto esame a dimostrare quali vantaggi ha l’azienda a mantenere personale che si occupa di comunicazione.
Le alte sfere aziendali possono quindi trovare nel modo di pensare e nel metodo di lavoro del relatore pubblico molto a cui ispirarsi. Possono imparare a porsi obiettivi rilevanti e a organizzare le funzioni aziendali in modo che ne concorrano al raggiungimento, allocando risorse, stabilimento tempistiche e selezionando strumenti adeguati agli obiettivi. Possono infine monitorare e misurare il raggiungimento di questi obiettivi.
Il vantaggio è reciproco: se l’azienda è abituata a pensare strategicamente anche la vita del relatore pubblico diventa più facile. Se il management si pone degli obiettivi il relatore pubblico può legare il suo lavoro di relazione e comunicazione a quegli obiettivi. Quindi, gli strumenti della comunicazione, comunicati stampa, eventi, interventi sui social network, ecc. acquistano un altro senso, smettendo di essere dei momenti indipendenti e slegati e diventando parte di un piano molto più ampio che ha come sfondo il successo dell’azienda.
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