
Riflettevo su questi concetti cercando di collegarli al processo di Perugia, definito “mediatico” per il fortissimo coinvolgimento dei giornalisti. Secondo alcuni la loro influenza è stata tale da condizionare il verdetto della giuria, sia in primo grado, sia in appello. I giornalisti avrebbero costruito il personaggio di Amanda prima in un modo (la vamp amorale disposta a uccidere chi avesse ostacolato i suoi vizi) e poi all’opposto (la brava ragazza vittima di una campagna diffamatoria). E’ rimasto in secondo piano come un comprimario Raffaele Sollecito, meno provvisto di caratteristiche notiziabili, meno in grado di colpire l’opinione pubblica.
Il primo interrogativo è se la costruzione e la successiva ricostruzione del personaggio della Knox siano tutta farina del sacco dei giornalisti.
E’ assurdo pensare che la stampa sia stata influenzata da qualche spin doctor opportunamente ingaggiato ? Pensare, cioè, che Amanda avesse un qualche addetto alle relazioni pubbliche che ha lavorato per lei ? Qualcuno che, interpellato dopo che al processo di primo grado era stata dipinta come un demonio in gonnella e condannata, ne ha sapientemente ricostruito l’immagine per darla in pasto ai giornalisti (e ai giudici) ? Che le ha procurato l’appoggio di testimonial quali Hillary Clinton e Donald Trump ?
O, al contrario, è ingenuo pensare che no, non l’aveva ?
Qualunque sia la risposta corretta, non è questo il punto. Il fatto è che questo processo è una dimostrazione del grado di intensità con cui i media (e chi ne sta dietro le quinte) riescono a imporre la loro versione dei fatti. Ovunque. Persino in un’aula di tribunale dove idealmente dovrebbero regnare l’imparzialità e la ricerca, per quanto possibile, della verità.
Se ne deduce tutto il peso dell’influenza che i relatori pubblici possono avere nel rappresentare, creare, fabbricare verità e versioni dello stesso fatto.
Ne deve derivare la piena consapevolezza di una responsabilità grandissima, che richiede sempre il perseguimento della verità, della trasparenza, dell’autenticità.